Alla scoperta dei valori MAB nella Riserva di Biosfera Isole di Toscana: Pietro, Anton, Enrico e Melania della comunità redazionale diffusa Young Reporter hanno incontrato Gaetano Pini, l’ultimo pescatore professionista di Campese, località storica dell’Isola del Giglio.
Gaetano Pini ha una lunga storia da raccontare: ci parla della sua vita, dei suoi avi e della sua professione strettamente legata al mare.
Molto forte è il suo legame con il Giglio, una delle sette isole che fanno parte della Riserva della Biosfera Isole di Toscana. L’Isola del Giglio possiede, al pari delle altre isole, un’incredibile patrimonio geologico, marino, botanico e faunistico. In questi luoghi tuttavia esiste anche un’altra ricchezza: le persone che li abitano e che li hanno abitati. Sono loro i veri tesori, custodi delle tradizioni e dei saperi che gli antenati hanno sviluppato e tramandato, permettendo la convivenza armoniosa con la natura e alla base dei valori che nel 2003 hanno meritato a questi luoghi il riconoscimento a Riserva di Biosfera del Programma UNESCO MAB – Man and Biosphere.
Pescatore professionista sin dagli anni ’70, Gaetano ha sempre condotto il suo lavoro nel pieno rispetto dell’ambiente che lo circondava, mosso dall’amore per la sua isola e per il mare. Per trent’anni ha venduto il pescato direttamente al suo ritorno al porticciolo di Campese.
Ci tramanda i saperi del passato che ci invitano a rispettare le ricchezze culturali. Queste danno valore alle pratiche ed ai prodotti locali che possono permettere una vita sostenibile alle persone della Riserva di Biosfera Isole di Toscana.
La vita di Gaetano
Nato in casa, a Campese nel 1936, Gaetano Pini, è stato uno dei pescatori locali. È una tradizione lunga la sua, in quanto ha imparato l’arte dalla sua famiglia, che getta radici sull’isola fin dal 1700.
Molte testimonianze sono raccolte nella biografia “L’ultimo pescatore del Trenino”, Innocenti editore, 2017, in cui Palma Silvestri racconta la vita di Gaetano e dei suoi avi.
Ancora troppo piccolo per lavorare, passava il tempo sotto prua tra le reti e i pesci. Ricorda vivamente l’annuncio della fine della guerra, quando a sette anni andarono a chiamarli in mare guidati dalla luce della lampara, gridando: “Venite in terra che è festa! È finita la guerra!”.
Giovanissimo, Gaetano lascia il Giglio alla volta del mondo.
A 16 anni e quattro mesi”, ci racconta vividamente, “ero già al timone di una nave vinaccera, trasportavamo carichi di vino seguendo rotte che ci portarono per tutto il Mediterraneo fino all’Africa equatoriale.
A seguire, navigò per un periodo sulle petroliere dell’americano Jan Paul Ghetti. Ed infine solcò i mari sulle navi da crociera che salpavano verso New York passando per i mari delle Antille e di tutti i Caraibi come marinaio di coperta.
Dopo aver visto i mari del mondo si sposa e decide di ritornare al suo amato Giglio. Nel libro di Palma ritroviamo un commento di Gaetano che dice:
Un giorno mi dissi, ora basta col navigare, mi ero sposato e sbarcai per sempre. Quelle esperienze mi sono servite anche per capire una gran cosa, che io sono nato e fatto per vivere nella mia Isola del Giglio nel bene e nel male.
Controcorrente rispetto alla tendenza migratoria a lasciare l’isola per cercare fortuna sulla terra ferma, Gaetano decide di tornare al Giglio dove lavorerà dal 1973 per ventinove anni come pescatore professionista ed ancora oggi, ormai in pensione, vive a Campese.
Ascolta la voce di Gaetano nel video di un minuto “MAB is Proud To Share”! Ne trovi anche altri sul canale YouTube della Riserva di Biosfera Isole di Toscana, tutti realizzati in questi mesi dagli Young Reporter.
Aneddoti e storie di salvataggi: storie di mare..
Gaetano ci racconta alcuni aneddoti di saperi dei suoi parenti riguardanti il mare.
I miei avi non avevano le previsioni meteo. I tempi erano all’occhio! Ammettiamo di vedere il tramonto all’orizzonte ricoperto da una velata foschia, dove apparentemente il sole va giù, ma non nel mare, sparisce tra il fosco all’orizzonte. Lo vedo ancora un mio zio, quando andavo in mare con lui guardare l’orizzonte e dire: <<Attenzione ai fondamenti sporchi! Domani non si esce!>> Ora invece c’è la televisione, ma allora erano questi i metodi.
Un’altra storia riguarda invece l’attenzione verso i comportamenti degli animali che li circondavano.
Il pescatore professionista in alcune zone è facile che prenda con i tramagli le oloturie, conosciute come cetrioli di mare. Una bella mattina non ne prendemmo neanche una! Si erano nascoste sotto la sabbia e agli scogli. Questo era un chiaro segnale: <<Attenzione alle barche che qui bisogna tirarle, domani è tempaccio>> sentivo dire. Le oloturie, sono meglio del barometro ed hanno sentito che l’indomani sarebbe stato ponente!
Ecco le esperienze ed il sapere di una volta, di quando si usciva a remi per andare a gettare le reti e la vita delle persone dipendeva più strettamente dalla natura che la circondava. Bisognava quindi cogliere ogni piccola variazione nel comportamento degli animali e negli eventi atmosferici, per capire come comportarsi.
Ci accenna anche di numerosi salvataggi da lui compiuti sia nei mari dell’arcipelago toscano che nei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo.
Mi è capitato di fare dei salvataggi anche sulle grandi navi su cui ero imbarcato, al posto di manovra sulle scialuppe, di notte, col MARE! Mi vengono in mente tante storie, se ve le racconto tutte non finisco mai.
Gaetano nel 2006 ha trascritto a mano la cartina del giglio con i nomi costieri tipici gigliesi e la si può ammirare appesa in giro per l’isola.
Un tipo di pesca sostenibile che viene dal passato
La pesca è senza dubbio tradizione antica a Campese. Le prime testimonianze a noi pervenute potrebbero risalire al tempo dei Greci o dei Romani. Prova ne sono gli Agliolachi, la formazione granitica che divide la spiaggia di Campese. Il loro nome Agliolachi, potrebbe derivare dal Greco come suggerito da Alvino Pini, da “alieloxos” (società di pesca).
Inoltre sull’ ”isolella” – la piccola isola granitica dove si erge la Torre del Campese – la dottoressa Paola Rendini ha condotto degli studi dove evidenzia l’antica presenza di un impianto per la lavorazione del pesce attribuibile ad epoca romana.
Queste ed altre informazioni sono presenti nell’articolo di Armando Schiaffino, presidente circolo colturale gigliese.
La dinastia Pini è tra le ultime ad aver portato avanti la pesca tradizionale di Campese.
Gaetano inizia dal 1973 la sua carriera di pescatore professionista, prima con la barca San Carlo, un gozzo di legno dal disegno napoletano, poi con il Martin Pescatore una pilotina di resina cabinata fabbricata dal niente, che ha venduto ad una famiglia di pescatori che la usa ancora nel porto di Varazze vicino Savona.
Ci spiega che alcuni pesci passano vicino all’isola in periodi ben precisi. In quei frangenti si può praticare un certo tipo di pesca, poi quei pesci passano e se ne riparla l’anno dopo. Per esempio ci sono sia le occhiate locali dell’isola che quelle che arrivano da fuori. Da maggio ai primi giugno c’è il “passo”, ovvero il passaggio delle occhiate da fuori. Il pescatore professionista sa che deve impostare la rezza interrompendo il passo nel punto giusto ma capita di prenderne quintali come nulla.
La piccola pesca locale è sostenibile per l’ambiente e dona un’anima alla tradizione locale. Ogni pescatore professionista locale conosce il mare, rispetta la stagionalità e possiede una profonda conoscenza dei luoghi e delle abitudini della fauna marina che lo circonda. Questo tipo di pesca è un’alternativa sostenibile confrontata alla pesca intensiva perché per sua natura è di piccole proporzioni. Infatti la sua pesca mirava a soddisfare le sue esigenze, della sua famiglia e quelle dell’isola. Per questo motivo, mirava a catturare solo il necessario che sicuramente avrebbe potuto vendere, senza sfruttare eccessivamente le risorse del mare e generare sprechi.
Racconta che si formava sempre un drappello di persone al suo ritorno quando si metteva a cavare i pesci dalle reti. Questo, per alcune persone, non abituate alla vita di mare, era uno spettacolo affascinante. Spesso gli chiedevano come cucinarli e lui consigliava questa o quella ricetta ma il suo piatto preferito è sempre stato la zuppa di pesce tipica: il Caciucco alla Gigliese!
Ritroviamo la ricetta del Caciucco gigliese in un documento della Proloco del Giglio, dove si possono trovare molte altre ricette tipiche.
Lo stile di vita di Gaetano e di chi prima di lui, se pur antico non è lontano nel tempo. Nonostante fosse meno efficiente rispetto le attuali pratiche di pesca intensiva e legato a grandissimi sacrifici, riusciva ad essere sostenibile sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale. Oggi preservare le risorse, i ritmi e la biodiversità del mare è uno degli obiettivi che ci proponiamo per un costruire un futuro sostenibile ma per farlo bisogna anche rendere socialmente sostenibile praticare attività che sfruttano le risorse in maniera resiliente. Risulta quindi importante promuovere e valorizzare questo tipo di attività. A tal proposito è interessante quanto si propone di fare la Cooperativa Laudato Sii la quale “intende recuperare e promuovere le attività tradizionali, quali la pesca locale e vuole proporre nuove offerte turistiche legate alla valorizzazione del territorio”.
Questa iniziativa, così come altre, permettono alle comunità di vivere in armonia con le riserve MAB UNESCO che le ospitano, luoghi unici e ricchi di storie.
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