L’Isola del Giglio è un piccolo paradiso terrestre ricchissimo di natura, di cultura e di paesaggi mozzafiato. Verso la fine del periodo estivo, solitamente nel mese di settembre-ottobre, gli abitanti dell’Isola del Giglio che possiedono dei terreni con vigneti iniziano a praticare l’arte della vendemmia e della lavorazione dell’uva .
Questa attività di raccolta dell’uva da vino, viene portata avanti di generazione in generazione ed è svolta principalmente da contadini di media età o anziani che hanno molto a cuore i propri terreni.
Nel periodo di vendemmia di quest’anno, io (Melania Riboldi, membro della comunità redazionale Young Reporter della Riserva di Biosfera “Young Reporter”), in prima persona, ho avuto la fortuna di poter affiancare ed aiutare i maggior esperti del settore, nell’attività della vendemmia, avendo così la possibilità di poterlo raccontare a tutti voi.
In una giornata soleggiata di fine settembre, in cui i raggi del sole iniziano ad essere meno intensi e le giornate un poco più corte, mi sono recata nella vigna a Radice, vicino alla località Scopeto dell’Isola del Giglio, di proprietà di un emblematico anziano del posto, Giovanni Centurioni, insieme a suo nipote e mio compagno Alessio Aldi e ad un altro membro della famiglia, Leonardo Brizzi.
Appena giunti sul posto verso le otto, abbiamo goduto per qualche istante del magnifico paesaggio mattutino: sotto di noi il versante in pendio del terreno costituito dalle così dette greppe, ossia terrazzamenti precisi ed ordinati fatti a secco con sassi, la rigogliosa vigna che godeva di meravigliosi frutti, i possenti alberi di contorno; sullo sfondo Giglio Porto con il suo mare, il sole appena sveglio e all’orizzonte, a tratti, le sagome della terraferma…
Il tutto formava un bellissimo quadro, che dava la possibilità di una percezione a quattro sensi, di uno stato edonico, di tranquillità fisica e mentale senza pari e nello stesso tempo di uno stato di fermento per l’attività di vendemmia.
Successivamente abbiamo preso alcuni recipienti, alti e spaziosi, appositi per la raccolta dell’uva, chiamati “bigonzi” e ci siamo diretti verso i vitigni a fondo valle per iniziare la raccolta.
E’ importante specificare come i gigliesi utilizzino come metodo di raccolta quello classico manuale, senza l’utilizzo di macchine. E’ meraviglioso constatare come sia forte questa intenzione culturale – tradizionale del mantenimento autentico di questa tecnica antica che comporta il pieno contatto dell’uomo con la natura e il suo raccolto.: uno dei principali valori del Programma UNESCO per i quali le Isole di Toscane sono diventate Riserva della Biosfera.
La vendemmia: un’esperienza straordinaria.
Chi non vorrebbe provarla?
Ognuno di noi si è, così, adibito in una precisa sezione di terreno alla raccolta dell’uva: occorre in primis fare una scelta selettiva dei grappoli tra “boni” o “non boni” ossia rovinati, marciti o ad esempio mangiati da qualche animale; successivamente bisogna tagliare con cura, con delle apposite forbici, i grappoli dalle estremità e, dopo averli ripuliti un poco, bisogna riporli con attenzione negli apposti bigonzi.
La relazione natura-uomo e le emozioni che suscita questo tipo di esperienza sono straordinarie: i colori pittoreschi, i rumori della natura e del venticello mattutino, il toccare con mano i frutti, i profumi dell’uva e dei grappoli tagliati e naturalmente l’assaggio dell’uva di un sapore così fresco e dolce.
Finita la raccolta abbiamo portato i bigonzi pieni d’uva a monte, dove avevamo parcheggiato l’apetto verde, “compagno di viaggio” di Giovanni Centurioni e successivamente, con l’apetto e una macchina, abbiamo portato l’uva nella cantina personale del signor Giovanni a Giglio Castello.
Il processo di VINIFICAZIONE
Giunti nell’antica cantina di famiglia abbiamo iniziato, così, il processo di VINIFICAZIONE, da eseguire immediatamente dopo la vendemmia e che trasforma il prodotto primario dell’uva in prodotto finale il vino.
Fortunatamente ho potuto affiancare, il nipote Alessio Aldi, anche in questo delicato ed affascinante momento della lavorazione dell’uva.
MACINARE l’uva
Inizialmente abbiamo macinato l’uva, all’interno di un grande recipiente in plastica chiamato tino da circa 350 litri con un apposito macchinario elettrico (una vecchia pigiatrice manuale trasformata artigianalmente in elettrica con l’aggiunta del motore di una lavatrice), realizzato personalmente dal nostro nonno Giovanni Centurioni che, avendo lavorato come elettricista sull’isola, è un esperto anche in questo settore.
Finito questo importante passaggio inizia la fermentazione alcolica spontanea, che trasforma zuccheri e acqua dell’acino, in alcol e anidride carbonica. E’ possibile vedere e sentire concretamente questo fenomeno grazie al suo naturale processo di ebollizione.
ACCIUFFARE l’uva
Dopo 24 ore dalla pigiatura dell’uva, abbiamo iniziato ad “acciuffare”, questa è un’ altra importante fase che consiste nel togliere i raspi e nel pigiare le bucce verso il fondo, toccandole con mano e smuovendo il tutto, allo scopo di non far prendere acido alla superficie.
SVINATURA
Dopo 10 giorni circa in cui l’uva “bolle”, si inizia l’apposita svinatura: tramite un meccanismo, ideato sempre da Giovanni, abbiamo aperto il rubinetto del tino, in cui era contenuta l’uva, e abbiamo travasato il succo in un altro grande contenitore in plastica. Successivamente con l’aiuto di un utensile, sempre creato a mano da Giovanni, il chiozzolo (un tipico strumento locale, ottenuto dalla zucca tagliata, scavata e successivamente essiccata), Alessio Aldi ha riposto, il succo ottenuto dall’uva, in apposite damigiane da 54 litri. Quando il succo smette di “bollire”, inoltre, viene inserito in ogni damigiana solo e unicamente dell’olio alimentare inodore ed insapore, per evitare di far prendere acido al succo. Questo è l’unico elemento, non naturalmente presente nell’uva, che viene aggiunto in questo vino; per il resto, nel processo di vinificazione, Giovanni Centurioni non ha mai inserito nessun tipo di conservante o di altri prodotti chimici.
TRAMUTAZIONE del vino
Dopo 2 mesi, circa, abbiamo iniziato a tramutare il vino, travasandolo in altre apposite damigiane tramite delle manichette e aiutandosi poi, se necessario, con l’utilizzo del tipico chiozzolo. Questo meccanismo è di fondamentale importanza per togliere il deposito che si forma sul fondo dei contenitori, a causa del processo di fermentazione dell’uva.
Questo ultimo processo andrà avanti per alcuni mesi, con appositi CICLI di TRAMUTAZIONE fin quando, verso aprile, il vino sarà pronto per essere assaporato.
Il VINO TORCHIATO
Con l’avanzo delle bucce dell’uva e degl’acini già macinati, abbiamo inoltre ottenuto il VINO TORCHIATO, ossia il risultato delle bucce schiacciate con l’apposito macchinario torchio che funziona manualmente.
Il vino ansonaco “del contadino”
Il vino ottenuto da questa vendemmia è destinato unicamente al consumo di Giovanni Centurioni e della sua famiglia ed ecco perché ci si può permettere di non mettere alcun additivo che alteri in qualche maniera il sapore esclusivo del vino.
Assaggiando questa bevanda, infatti, si può assaporare una sorta di autenticità, naturalezza, antichità e ritrovare una cultura molto particolare. Questo vino è il tipico ansonsaco ambrato “del contadino” dal sapore fruttato, corposo e soprattutto molto naturale, ma intenso, che risulta, quindi, ben equilibrato ed unico al mondo. Ogni volta che gusto questo vino è come se facessi un viaggio tra la storia e i profumi dell’isola.
Tutto ciò mi ha arricchito molto e ringrazio Giovanni Centurioni e la famiglia di avermi permesso di potermi dilettare in questa straordinaria esperienza e di poterla raccontare. Questo contesto mi ha anche fatto riflettere molto sulla grande differenza e discrepanza tra la vita dei giorni nostri rispetto a quella di un tempo.
Sarebbe bello che ognuno di noi potesse almeno provare ad osservare, annusare ed assaporare un tipico vino della Riserva di Biosfera Isole di Toscana MAB UNESCO , ricordando che ciò che viviamo nel presente è solo il RISULTATO di un GRANDE LAVORO di DEDIZIONE, AMORE e di CURA della vigna. Nulla deve mai essere sprecato o dato per scontato.
Suggerimenti graditi da Alessio Aldi, di Giglio Castello e nipote di Giovanni Centurioni.
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