La “Biblioteca Vivente” di Capraia è uno dei sedici progetti finanziati dal PNRR Borghi – Linea B a giugno 2022. Il progetto si è classificato classificandosi primo in Toscana e settimo in Italia: nasce per conservare e promuovere la storia umana, il sapere e il vivere isolani, da tramandare alle presenti e alle future generazioni.
Registrando, filmando e intervistando, Elisa e Antonella hanno l’obiettivo di creare, in quattro anni, un libro di memorie e saperi isolani. Ne scriviamo qui, sul sito della Riserva di Biosfera Isole di Toscana perchè ci sembra che la “Biblioteca Vivente” offra una testimonianza di un rapporto uomo-biosfera unico, da conoscere e valorizzare.
Di Viola Viteritti
Elisa Casagrande Montesi, responsabile del progetto, ha trentatré anni, è di origine marchigiana e abita a Capraia da qualche anno. Da due settimane, ha dato vita al progetto della “Human Library”, la “Biblioteca vivente” dell’Isola di Capraia, inserito all’interno del circuito di eventi della Biblioteca di Capraia, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco dell’isola.
Come funziona una biblioteca vivente?
L’idea nasce in Danimarca, a Copenaghen», spiega Elisa, «dove, in biblioteca, anziché un libro, si poteva “prendere in prestito” una persona per farsi raccontare la sua storia, perché depositaria di saperi ed esperienze uniche. Il progetto originale si basa sulla sensibilizzazione di tematiche sociali; noi l’abbiamo declinato territorialmente, invitando le capraiesi e i capriesi, di tutte le età, a partecipare per farsi intervistare. Ogni settimana ci sono tre appuntamenti, con persone diverse e argomenti diversi. Facendo alcune domande, si invita la persona a parlare di sé, della propria storia, del proprio vissuto.
Un progetto emozionante.
La Biblioteca vivente è molto importante perché così raccogliamo le testimonianze e la vita dei capraiesi. L’obiettivo è raccogliere più storie possibili. Fra quattro anni, uscirà un libro e forse anche un podcast. È emozionante perché vengono tirati fuori aneddoti e ricordi che scavano dentro la persona intervistata. Che non parla davanti a una platea, ma solo a poche persone: il racconto deve rimanere intimo, per non perdere il senso della storia raccontata. Una fruizione piccola, quasi confidenziale.
L’ultimo tentativo di mantenere viva l’identità endemica dell’Isola è stato fatto con il libro Capraia d’altri tempi, di Tina Santini Lolli, che ha intervistato e registrato i capraiesi e il loro dialetto, salvandolo e consegnandolo ai giorni nostri, nel 1982, con gli ultimi parlanti. Serviva un aggiornamento sulla storia contemporanea – e non solo.
Antonella Vito, ideatrice e promotrice del progetto, lo definisce «Uno strumento per raccontare l’isola, in un rapporto uno a uno fra “lettore” e isolano».
È necessario per raccontare l’isola, il vissuto e la quotidianità attuale», spiega, «ma anche per riportare alla comunità stessa la sua memoria e mantenere viva l’attenzione su personaggi, eventi, aneddoti, saperi. Ogni persona, qui, è un personaggio. Ci sono tante microstorie che creano la Storia, e si rischia di perdere entrambe.
Registrare per fissare le voci e i racconti.
Lo scopo è avere un archivio digitale di materiali per avere un archivio di memoria, anche per il vissuto contemporaneo, di oggi e del passato recente.
Lo scopo della Human Library è anche la valorizzazione turistica.
Tanti turisti chiedono della vita a Capraia o su un’isola in generale, dell’Arcipelago, cosa facciamo e quanti siamo d’inverno, se ci sono scuole… Così li rendiamo partecipi e consapevoli del luogo e delle persone. Per partecipare e sentirsi isolani. È un’attenzione e una forma di accoglienza.