Continua il nostro viaggio alla scoperta dei “Guardiani degli Oceani” della Riserva di Biosfera Isole di Toscana: nell’articolo precedente la storia dei fari di cinque delle sette isole, cui oggi si aggiungono il faro nei pressi dell’Isola di Montecristo e le torri luminose dell’Isola d’Elba. Il reportage è stato curato da Kelly Fontana Ravaz della redazione Young Reporter che si è avvalsa delle meravigliose foto di Antonello Marchese che scatta per Elba Foto Natura per la CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile) del Parco Nazionale Arcipelago Toscano:
Approfondiremo, inoltre, l’importanza che ha avuto nel tempo l’antico mestiere del farista raccontando di un forte legame tra uomo e natura descritto nelle esperienze di persone che hanno svolto quest’attività prima dell’automatizzazione dei fari.
Il faro dello scoglio d’Affrica vicino all’Isola di Montecristo
Per qualche misterioso motivo sull’Isola di Montecristo non si trova nessuna torre luminosa nonostante la sua posizione molto ravvicinata alle “Formiche di Montecristo“: un banco roccioso affiorante nel Mar Tirreno, a ovest dell’isola, fondamentale per dare riposo agli uccelli durante la loro rotta migratoria. Le “Formiche” hanno rappresentato sin dai tempi più remoti un enorme pericolo per i naviganti. Numerosi sono stati i velieri che hanno interrotto la loro rotta sulla secca facendovi naufragio.
La torre innalzata sullo scoglio d’Affrica dopo la Seconda Guerra Mondiale al posto della preesistente torre metallica che fu distrutta da una tempesta.
Un primo segnale marittimo fu costruito nel 1867 sulla più estesa più estesa delle “Formiche”: lo scoglio d’Affrica, conosciuto anche come Africhella. La torre metallica era alta 16 metri compresi gli alloggi per i guardiani e si ergeva ad appena un metro sul livello del mare. Il faro fu subito soprannominato “la gabbia” a causa delle numerose difficoltà che i faristi erano costretti ad affrontare per gestirne la sua conduzione. Arrivò poi, però, una tempesta che distrusse la costruzione e solo dopo la Seconda Guerra Mondiale fu innalzata una nuova torre, quella che possiamo ammirare ancora oggi. Alta 19 metri, poggia su una base conica ed ha una luce bianca fissa che vanta una portata di 12 miglia.
Le torri luminose dell’Isola d’Elba
Numerose sono le torri luminose, tra fari e semafori, che si ergono sulle scogliere elbane. Fin dai tempi antichi esse svolgono un ruolo cruciale nella gestione del traffico marittimo facendo dell’isola un’importante punto di riferimento per la navigazione del Mar Tirreno. Grazie alle loro straordinarie caratteristiche architettoniche e alla loro naturale integrazione nel paesaggio costiero possono ritenersi un vero e proprio patrimonio culturale da salvaguardare e valorizzare. Citiamo alcuni tra i più importanti: il Faro di Forte Stella, Capo Focardo, Punta Polveraia e Monte Poro.
Il faro di Forte Stella a Portoferraio
Il faro di Portoferraio, uno tra i più celebri d’Italia, s’innalza nel complesso di Forte Stella. Situato sul bastione di Grecale della fortezza portoferraiese domina l’antica città Medicea, il porto e l’intero golfo. La costruzione di questo edificio si deve a Pietro Leopoldo, Gran Duca di Toscana nel 1765, e ben presto divenne simbolo dell’Elba. Ancora oggi infatti, approdando sull’isola, è tra i primi punti che si possono scorgere dalla nave.
La torre in granito è alta 25 metri e sovrasta la Villa dei Mulini, prima residenza di Napoleone durante il suo esilio. In sostituzione ai 30 stoppini ad olio utilizzati in passato oggi l’illuminazione è alimentata da una lampada alogena che emette tre lampi bianchi ogni 14 secondi con una portata di 16 miglia marine.
Capo Focardo
Costruito all’interno del Forte seicentesco spagnolo, il faro di Capo Focardo capeggia sul noto paese di Porto Azzurro nonostante sorga sul territorio capoliverese. Venne costruito nel 1848 per l’illuminazione del tratto costiero della baia e la sua torre spicca oltre 6 metri sopra le mura e 32 metri sul livello del mare.
Oggi elettrificato, vanta una luce bianca fissa con una portata di 16 miglia nautiche. Il territorio intorno alla struttura difensiva ricorda una piccola oasi naturale dove si possono respirare gli aromi della macchia mediterranea composta da lentisco, rosmarino, ginestra spinosa, erica, caprifoglio e cisto. Qui è la natura, infatti, a dettarne i ritmi, i suoni, i colori ed i silenzi.
Il faro di Punta Polveraia
Nel territorio comunale di Marciana, in cima all’abitato di Patresi, si erge il faro di Punta Polveraia costruito per far luce sul canale di Corsica. Un luogo magico caratterizzato dalle onde che s’infrangono sulla scogliera e la baia che si estende fino all’orizzonte regala tramonti mozzafiato. A 52 metri sul livello del mare la lanterna ha un ottica fissa con un periodo di 15 secondi e una portata di 16 miglia marittime.
Monte Poro
Il faro venne costruito nel 1979 con l’intento di funzionare da subito automaticamente. Vanta una luce bianca fissa con una portata di 16 miglia. La struttura semaforica di Monte Poro si erge lungo la costa meridionale dell’Isola nel territorio comunale di Campo nell’Elba. La lanterna metallica è provvista di lente Fresnel, come molti altri fari dell’isola, questa è in grado di moltiplicare la luce ampliandone il fascio luminoso e rendendolo visibile a grandi distanze.
L’antico mestiere del farista
Inizialmente alimentati a petrolio sostituito, poi a metano e infine a corrente elettrica i fari dell’Arcipelago Toscano oggi sono stati resi tutti automatici ponendo così fine alla romantica e leggendaria figura del guardiano del faro. L’ultimo a ricoprire questo ruolo, così affascinante quanto complesso, nelle sette perle del Parco Nazionale è stato Muzio Berti. Dopo una serie di lavori in Sardegna come farista, Muzio prese servizio a Pianosa come dipendente del servizio fari della Marina Militare Italiana, per terminare poi la propria carriera nel 2001 a Punta Polveraia. Qui trascorse ben 32 anni della sua vita insieme alla moglie e ai 4 figli, che nonostante le difficoltà dovute al particolare mestiere del padre riuscirono a diplomarsi e laurearsi. Ricordano con affetto i piacevoli anni trascorsi a Pianosa, la colonia penale da cui si potevano acquistare prodotti alimentari freschissimi per pochi soldi. Raccontano anche della scogliera di Punta Polveraia spazzata dai venti di Libeccio e Maestrale che scruta e illumina il mare tra l’Elba e la Corsica.
“…C’è da percorrere un sentiero lungo tutta la punta, a mezza costa, che separa una pineta, con i pini alti in pendio fra il sentiero e gli scogli. Fino a dove la punta ha una groppa curva ed arieggiata di macchia mediterranea che guarda all’esterno del golfo, là dove il sentiero rimane in ombra.”
Così Raffaello Brignetti, importante scrittore elbano, figlio di un fanalista dell’Isola del Giglio rievoca quegli anni vissuti a Forte Focardo tra natura e mare. Visse all’Elba e con la famiglia girò tutte le strutture di segnalazione dell’Isola. Il piccolo Raffaello frequentava la scuola elementare di Longone e ogni mattina ad accompagnarlo via mare erano i pescatori locali. Emozioni indelebili che rimarranno a distanza di moltissimi anni.
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