Nella Riserva della Biosfera Isole di Toscana è di grande interesse scoprire il passato, le radici e la storia locale che hanno plasmato i borghi, la cultura per conservarla e raccontarla alle future generazioni.
Le attività minerarie elbane, ora dismesse, hanno lasciato profonde tracce che sono tornate a essere una risorsa, sia da un punto di vista turistico che di memoria e tradizioni per la popolazione locale. Tra musei, visite guidate, passeggiate e altre attività legate al tema, le miniere e le cave diventano occasione per conoscere l’isola da un punto di vista inedito e molto interessante.
Del passato minerario elbano, attività concentrata soprattutto nel versante orientale dell’Elba, restano tracce anche nelle tradizioni gastronomiche isolane, spesso nate dalla necessità di poter facilmente conservare e trasportare i cibi e di utilizzare quel poco che cresceva nei campi dell’isola.
I minatori del versante orientale dell’Isola normalmente portavano con sé fin dal mattino gli avanzi della sera prima arricchiti da un uovo preparato la mattina prima di partire.
La sburrita di baccalà era il pasto che i minatori si portavano sul luogo di lavoro per la pausa pranzo una zuppa di pesce aromatizzata con erbe o verdure, accompagnata, essendo una zuppa, con dei crostoni di pane tostato magari agliato.
Anche l’imbollita nasce con questo intento: una sorta di “pane” duro e compatto a base di fichi e miele molto energetico; il panficato, simile ma con la presenza di farina o la schiaccia del minatore: versione più essenziale con soli fichi e mandorle, che crescevano intorno al paese. Anche il vino era parte della dotazione quotidiana del cavatore e aiutava ad affrontare il duro lavoro in miniera: ogni famiglia aveva almeno una lenza (filare) di aleatico con cui fare il proprio.
Sul versante occidentale dell’Elba, le attività si concentravano invece sulle cave di granito, e nei ricordi di molti si racconta del rumore ritmico e scandito dei sapienti scalpellini che dalla mattina presto facevano risuonare il loro lavoro. San Piero (Comune di Campo nell’Elba) è per eccellenza il paese del granito. I padri uscivano prestissimo e raggiungevano le cave, appena fuori dal piccolo centro abitato e alle 12 le mogli o i figli più grandicelli portavano il convio caldo. Dentro l’aveggio, il contenitore, in genere c’era la pasta sotto e un po’ di carne o verdure sopra o il minestrone, la carne di manzo in umido o la zuppa di cipolle arricchita con l’uovo dentro. La scuola talvolta lasciava uscire prima i figli degli scalpellini che dovevano portare il pasto al padre.
I lavori faticosi del minatore e dello scalpellino sono impressi nella cultura e nella tradizioni locali e se ne possono trovare i racconti in mostre fotografiche o esposizioni diffuse nei borghi (progetto Scolpito nella memoria VIDEO ) o nelle rievocazioni come la Festa del Cavatore a Capoliveri per ricordare la cosiddetta civiltà del ferro: ogni anno, la domenica che precede la Pentecoste, un gruppo di uomini vestiti da cavatori, all’alba percorre i chiassi (le vie) di Capoliveri con il convio (pasto frugale) nel paniere, intonando la “romanza del cavatore” (Video della romanza del cavatore).
per concludere con una S. Messa solenne in suffragio dei caduti sul lavoro e la visita guidata all’interno della galleria del Ginevro Uno spaccato di storia recente torna in luce attraverso la rievocazione fedele di testimoni.