Insieme a Marika Mancusi, una giovane Young Reporter, intervistiamo Roberto Ballini, storico apicoltore riese dell’Isola D’Elba, nonché una gran bella persona, custode e giardiniere ormai da diversi anni dell’Orto dei Semplici Elbano, famoso non solo per le piante curate all’interno ma soprattutto per l’area dedicata allo studio delle api.
L’ Orto dei Semplici Elbano è situato in località Santa Caterina, vicino al paese di Rio Nell’Elba, nel Comune di Rio. Parcheggiata la macchina all’inizio del sentiero si raggiunge in 10-15 minuti a piedi sia l’Orto che la bella chiesetta vicina, sfruttata delle volte per particolari occasioni come mostre (l’ultima mostra tenutasi è stata quella in ricordo di Napoleone Bonaparte) o concerti come accaduto nel passato. All’interno dell’Orto si possono ammirare diverse specie vegetali endemiche dell’isola comprese alcune piante medicinali che venivano utilizzate in passato dai pellegrini per curarsi, tutte suddivise in 10 sezioni tematiche. Troviamo inoltre, alla fine del percorso interno, un’area dedicata allo studio ed analisi delle api come ci racconta Roberto Ballini nell’intervista.
Come è nata la sua passione per le api, diventata poi un lavoro
Roberto Ballini, prima di essere un grande apicoltore, è stato conosciuto soprattutto per la sua carriera da ciclista che gli ha portato grandi successi. Il miele, come ci racconta lui stesso, lo assumeva come fonte energetica proprio durante le gare ciclistiche e la passione per le api è nata casualmente alla fine della sua carriera ciclistica.
Si trovava nelle colline livornesi, dove viveva in passato prima di stabilirsi all’Isola D’Elba ma, come ci dice lui stesso:
Il sangue mio è elbano e mi sento un elbano proprio schietto
Era Settembre, si trovava lungo un sentiero alla ricerca di funghi nel bosco e, ad un certo punto, incappò davanti ad una “palla nera” come lui stesso l’ha definita proprio attaccata ad una pianta spinosa, la bellissima ginestra spinosa. Era un grande sciame d’api che aveva deciso di stabilirsi all’esterno, anziché scegliere una cavità in cui rifugiarsi o una grotta e fu lì che ebbe il primo vero incontro con le api. Si avvicinò tanto che venne punto più volte e dovette scappare.
Successivamente, confrontandosi con degli amici esperti, capì che le api sarebbero riuscite a salvarsi, svernare e sopravvivere fino all’anno prossimo solo se avessero trovato una cavità, un tronco d’albero, una grotta in cui rifugiarsi e Roberto sentì dentro di sé di salvarle e così fece. Gli regalarono un affumicatore e poi comprò presso un mercatino americano a Livorno che vendeva oggetti ex bellici della 2° Guerra Mondiale una maschera americana usata di solito per le zanzare.
Mi dissero “Se gli fai fumo stanno calme”. Infatti alla prima pompata di fumo che gli diedi sentii un ronzio dentro di me che mi è rimasto anche tutt’ora, sentii una risposta in poche parole. Infatti mi levai anche la maschera, incominciai ad affumicarle e così insomma ci entrò un dialogo tra me e loro. E feci in modo in quel Settembre lì, per poterle fare sopravvivere che magari il tempo stava cambiando, i temporali così ecc.., di proteggerle con un telo, con delle paratie in legno compensato e riuscii a portarle all’anno successivo, riuscii a salvarle.
Man mano così Roberto si incuriosì sempre più del mondo apiario tant’è che iniziò a leggere diversi libri nel periodo invernale, alcuni soprattutto scientifici che spiegavano proprio come funzionasse il linguaggio tra le api stesse. Fu così che in lui nacque una vera e propria passione per le api. Si arricchì recandosi nelle campagne livornesi di famiglie d’api che aveva trovato vicino ad arnie abbandonate, probabilmente da contadini, e non essendoci problemi di malattie sciamavano liberamente. Dopodiché si trasferì all’Isola D’Elba, aggiungendo anche delle famiglie di api trovate sul posto e decise di costruire un apiario. Successivamente è riuscito a creare la propria azienda di famiglia, famosa tutt’oggi per i suoi prodotti prelibati. Ad oggi sono 50 anni che Roberto è a contatto con il mondo delle api. La sua curiosità per le api però non si è mai spenta e la porta avanti tutt’ora.
Le scoperte di Roberto Ballini e gli studi portati avanti nel tempo fino ad oggi
Otto anni fa, quando venne chiamato a fare il custode e giardiniere dell’orto botanico, aveva in parte abbandonato il mondo apiario, lasciando al figlio Alessandro la gestione dell’azienda apistica. Quando però si trovò a gestire l’Orto dei Semplici Elbano si riaccese in lui quella scintilla in realtà mai del tutto spenta, decise di inserire un apiario, non tanto per la produttività ma
Per restare più a contatto, per seguirle, perché mi sembra che ci sia sempre qualcosa di misterioso da scoprire. Mi sono capitate delle situazioni che mi hanno dato ragione su questo.
Una cosa particolare per esempio che Roberto ha scoperto riguarda proprio la reazione delle api a seconda delle diverse frequenze vocali. Per questa scoperta è stato anche intervistato dal conduttore Roberto Giacobbo per il programma Freedom – Oltre il confine, puntata andata poi in onda successivamente che gli ha permesso di farsi conoscere anche fuori dal territorio elbano. Già nel 2004 Roberto si era reso conto che con una determinata frequenza del suono della voce le api si fermavano. Nel 2006 poi conobbe un fisico tedesco in pensione, che aveva la casa in località Magazzini, vicino Portoferraio, e rimanendo anch’egli meravigliato della reazione delle api decise di portare con sé degli strumenti e venne insieme ad un’allieva dell’Università di Berlino, anche lei fisica e videro dal vivo proprio la reazione delle api alla voce, però non andarono oltre con gli studi.
Dopo il successo che Roberto ebbe con l’intervista di Giacobbo in televisione però la curiosità si riaccese, riuscì 2 anni fa a rintracciare il fisico tedesco che quella volta venne con degli strumenti sofisticati insieme all’allieva dell’epoca, che ora è diventata professoressa, e ci fu la scoperta.
Si è visto che le api con frequenze comprese tra i 260 hz e i 400 hz, si calmano. Però con la 290 hz, la misurazione dell’acuto che faccio io, le api si bloccano, si fermano. E’ una reazione che a me ha colpito la prima volta che l’ho fatta.
Rimase colpito sin da subito, era una cosa nuova, che non aveva colpito solo lui ma anche i vari apicoltori: si conoscono le patologie, le malattie che le api possono avere, gli insetti che possono danneggiarle; ma vedere una loro reazione in base al comportamento umano è qualcosa di magico ed unico.
I progetti di sviluppo dell’apiario all’interno dell’Orto Dei Semplici Elbano
Ormai da tempo Roberto, in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, sta cercando di sviluppare sempre meglio l’apiario presente all’interno dell’Orto dei Semplici Elbano di cui è custode e giardiniere. Tra i progetti portati avanti c’è l’idea di trasformarlo come luogo didattico per i bambini, verrà messo in sicurezza installando delle paratie di plexiglass anche se le api non hanno mai recato fastidio e sono già di per sé tranquille in quel colle. Inoltre c’è l’idea di trasformarlo in apiario scientifico perché come ci spiega
Io c’ho molte cose da segnalare che in letteratura non sono state scritte. Tra l’altro questo apiario qui è già diversi anni che cerco di curarlo con le piante che sono nell’Orto, piante medicinali, che anticamente venivano utilizzate (anche ora ci sono delle scoperte su questo campo) per i pellegrini che passavano di qui, che venivano qua per farsi curare.
Sta facendo vari tentativi nel curare alcune patologie presenti tra le api dell’apiario grazie alle piante medicinali coltivate nell’Orto e i risultati sono molto soddisfacenti, di un certo interesse come ci fa presente lui stesso durante l’intervista. Sta continuando, va avanti nei suoi progetti aspettando che prenda forma l’apiario scientifico in modo tale da avere ancora più tempo per restare a contatto con le api in quanto
E’ la curiosità che mi spinge e anche la fantasia però io ho sempre detto che “la fantasia è l’anima della realtà”, cioè c’è un obiettivo da raggiungere. Qualunque cosa loro fanno mi meraviglio di quello che stanno facendo.
Le sue dimostrazioni e il nostro primo “faccia a faccia” con le sue api
Come potete vedere dal video presente all’interno dell’articolo, Roberto ci mostra come le api si calmino al suo acuto con frequenza di 290 hz: le api sembrano comunicare tra di loro con il solo muoversi delle ali. Essere lì è stato qualcosa di indescrivibile.
L’arnia di legno è un portale, questo è un libro, ogni pagina è un telaino.
Ci fa inoltre notare, dopo aver fatto il suo acuto, la reazione effettiva delle api: restano ferme ma muovono sempre le antenne.
L’ultimo stadio dell’antenna ha un nome di un ricercatore che dice che dall’ultimo stadio dell’antenna le api percepiscono i suoni. Allora quello che mi fa pensare questa reazione, che le api si fermano così, vado lontano con il pensiero […] . Non vorrei che fossero disturbate da delle frequenze che sono nell’aria, che le disorientino.
Quando gli dai fumo senti che ti danno un brulichio, io le chiamo parole, senti proprio delle frequenze che cambiano, ti danno una risposta, ti danno un avvertimento di loro, in che stato sono, cosa percepiscono, se potrebbero diventare aggressive. Da questi suoni senti se ti danno la possibilità di controllarle, di visitarle, senza essere punto.
Ecco il video completo dell’intervista:
Come avrete capito da questa bellissima intervista la natura ci può regalare delle emozioni uniche, le api vanno protette perché fondamentali per la sopravvivenza umana stessa, bisogna saper iniziare a capirle e guardarle in maniera diversa, non come si è spesso abituati a fare.
Come ci ricorda la mission della strategia comunicativa portata avanti dal Programma MAB Unesco, che persegue la nostra stessa Riserva di Biosfera Isole di Toscana, e le restanti 714 Riserve della Biosfera nel resto del mondo è:
Stimolare un futuro positivo collegando oggi persone e natura
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